sabato 14 maggio 2011

L'Antilallista

Un amico lontano, di cui ho comunque stima, con il pretesto di divertirsi e dire le cose come stanno, ha recentemente commentato "a modo suo" la piccola pubblicazione del condizionamento operante, evidenziando diverse mancanze e mettendo in luce che alcuni argomenti si prestavano a fraintendimenti. Ho perciò rivisto alcune parti.

Sicuramente non è perfetto, perché non sono un ricercatore qualificato, ho cercato di attenermi ad argomentazioni valide e le metodologie descritte sono senza dubbio verificate e vere. Piuttosto l'ingrata materia trattata, per sua natura, si presta sempre ad interpretazioni. Non c'è nemmeno il bisogno, poi, di sottolineare che un breve testo che spiega l'approccio all'addestramento da un punto di vista della Teoria dell'Apprendimento non fornisce certo risposte a tutti gli aspetti dell'equitazione.


"Forte di un certo bagaglio teorico pratico" come più o meno dice di avere, e trascinato com'è dalla sua personale crociata contro quello che definisce il "lallismo" (ovvero tutti gli utilizzi del cavallo diversi da quello che intende lui), gli capita di tralasciare argomenti per i quali è certamente più versato ed esordire invece con post che non considerano per nulla gli sforzi altrui verso un'equitazione più coscienziosa e meno istintiva, come invece sembra essere la sua.

L'apprendimento del cavallo, da cui deriva l'addestramento, è un campo in cui serve qualche indicazione in più del semplice "saper amministrare bene bastone e carota" come vuole sommariamente farci intendere.

L'unico disprezzo che possiamo avere verso l'utilizzo delle tecniche di condizionamento, di ammaestramento, di "lallitazione", è quando queste vengono spacciate per altro sulla pelle (o meglio sul portafogli) di inesperti che, non sapendo riconoscerle, possono farsi raccontare di tutto da pseudo-maestri. Ma quando queste, chiamate con il loro nome ed utilizzate nella giusta misura, sono integrate alle conoscenze di un addestramento classico non possono che giovare alla buona equitazione.

Direi che da quello che ci racconta e dai mezzi che usa, per il mio amico calza proprio a pennello la conclusione del testo: "Per un addestratore o un cavaliere che non si è mai posto il problema di vedere l’addestramento da un punto di vista “pedagogico” nei confronti del cavallo, qualsiasi tecnicha che va in questo senso è semplicemente inconcepibile, in effetti, le alternative all’uso della forza sono giudicate pazzesche, pericolose, impossibili."